Ci sono dei momenti in cui alcuni tasselli vanno al proprio posto senza che il resto del mondo si accorga del perfetto allineamento dei corpi celesti. Giovedì scorso in Rizzoli Galleria è successo esattamente questo. Nessuna delle persone sedute al piano interrato a discutere di un libro poteva sapere quanto importante fosse per me essere lì, al Bookeater Club di Zelda.
Fin dalla sua prima edizione avrei voluto essere presente e per una serie di noiosi motivi non ce l’ho mai fatta ma adesso, che il “qui e ora” ha preso il sopravvento, che l’atteggiamento vuole essere solo positivo, che ho deciso di iniziare di nuovo a prendermi cura di me e di farmi contagiare dall’entusiasmo delle persone attive e motivate, adesso, proprio adesso, mi sono detta che sarei dovuta essere lì in prima persona. Et voilà: eccomi lì.
Quando arrivo le sedie sono quasi tutte occupate e già dalle scale si sente un chiacchiericcio allegro e colorato. Trovo posto in fondo e inizio ad osservare le persone presenti. C’è una cosa che le contraddistingue tutte, i sorrisi. Tutti allegri, tutti sorridenti e indaffarati a prendere posto, salutarsi, raccontarsi. Mi sento un po’ fuori posto, come quando il tuo fidanzato ti presenta i suoi amici di sempre e tu non sai bene se gli piacerai e se ti troverai bene con loro. Questa sensazione mi passa quasi subito, non appena Camilla arriva e inizia a parlare. Sono tutti amici, sono lì perché hanno la stessa passione, sono aperti a chiunque abbia qualcosa da dire, un pensiero da esprimere e il bello è che non c’è n’è uno giusto o uno sbagliato, ci sono solo pensieri e opinioni che arricchiscono tutti.
Presto arriva il momento dei saluti, non vado da Camilla per non disturbare, giro per gli scaffali, compro dei libri e poi passeggio per il centro per andare alla macchina.
Milano mi appare incredibilmente bella, c’è una luce calda che colora il Duomo e camminare in mezzo ai turisti mi fa sentire bene o forse sto bene perché sono stata esattamente nel posto in cui avrei voluto essere a fare ciò che avrei voluto fare.
Ho capito che l’unica vera artefice del mio benessere non posso che essere io e quindi piano piano, un passo dopo l’altro cerco di costruirlo.
Ha ragione Niccolò Fabi, è tutto una somma di piccole cose.